L’associazione Retorbido Viva ha organizzato presso il comune di Retorbido (Pavia) in aprile un incontro al teatro comunale per riflettere insieme alla cittadinanza sulla condizione esistenziale delle persone con disabilità. Sono intervenute al convegno Enrica Magnaghi Responsabile del Centro diurno per disabili del Comune di Voghera e Marco Bollani, direttore della Cooperativa Sociale Come Noi e referente operativo per la provincia di Pavia del Progetto AdS. Grazie al progetto AdS la collaborazione in rete tra diverse realtà di servizio della provincia ha prodotto negli ultimi due anni interessanti sinergie nel mondo dei servizi per la disabilità. L’incontro di Retorbido rappresenta la felice congiunzione tra le esperienze di Mortara e di Voghera di impegno e collaborazione sul tema della protezione giuridica, nell’ambito del progetto AdS. Riportiamo in sintesi l'intervento di Marco Bollani.
Riportiamo in sintesi l'intervento del dottor Bollani, "Diritti Umani, diritti di tutti..."
Le 3 cose che vi posso dire sono solo queste:
- la convenzione Onu rappresenta una rivoluzione per la nostra comunità;
- è una rivoluzione molto difficile da compiere perché ci chiede di superare molte ambivalenze e ambiguità dei nostri modi di sostenere le persone con disabilità;
- il vostro interesse e il vostro impegno rappresentano una delle risorse fondamentaliper "dare gambe" a questa rivoluzione e provare a "dare corpo" ad una comunità più ricca di opportunità per tutti i cittadini e autenticamente più "a misura d'uomo".
1) La rivoluzione della Convenzione ONU
Oggi la nostra società si sta confrontando con una spinta in parte nuova all'emancipazione e con una voglia di normalità più evidente manifestate direttamente dalle persone con disabilità che affrontano il tema della loro condizione di vita come una vera e propria questione di Diritti Umani.
La convenzione Onu scritta nel 2007 e ratificata dall'Italia nel 2009 rappresenta il documento legislativo che raccoglie le istanze fondamentali di questa nuova spinta e rappresenta una rivoluzione per la nostra organizzazione sociale. Una rivoluzione che sta mettendo molto in discussione il pensiero delle associazioni storiche e le strategie politiche e istituzionali di contrasto all'esclusione sociale, a partire dai servizi sociali e sanitari.
Si tratta di una rivoluzione che sta facendo emergere dei "ritardi" e dei "deficit" in un certo senso inediti che sono quelli dei nostri modi di organizzare la comunità. Viviamo in comunità che producono ancora troppa esclusione sociale, troppa dipendenza e troppa negazione di opportunità e lo fanno anche attraverso servizi che pur essendo istituiti per promuovere l'integrazione sociale delle persone con disabilità, finiscono per relegare le persone con disabilità all'interno di contesti speciali più che promuovere, come richiede la convenzione onu, un cambiamento deciso dei modi di essere e di organizzarsi della comunità. Le persone con disabilità in questo modo finiscono per essere più persone speciali che cittadini fino in fondo.
2) Le difficoltà di questa rivoluzione vissute in un'esperienza rivoluzionaria
Anch'io come Enrica lavoro dentro i servizi per la disabilità ma ho un ruolo diverso. Sono il responsabile di una cooperativa sociale che è stata costituita dagli stessi genitori delle persone con disabilità per costruire quei servizi che a Voghera sono stati attivati dal comune ma a Mortara sono stati posti in essere dagli stessi genitori. I genitori di Mortara oltre 25 anni fa hanno pensato che occorresse costruire una struttura destinata ad accogliere i genitori anziani rimasti vedovi e con un figlio disabile a carico.
Hanno acquistato un terreno, hanno trovato le risorse in Regione ed hanno costruito una palazzina di due piani con 6 villette tutte intorno per accogliere genitori e figli e condividere insieme l'età anziana.
Il progetto è brutalmente fallito, perché le famiglie non se la sono sentita di lasciare le proprie case e soprattutto è fallito perché ad un certo punto è emersa la volontà delle persone con disabilità di andare via dalla famiglia, per provare a vivere da sole...
Oggi quindi la palazzina è sede di un servizio residenziale che accoglie solo persone con gravi e gravissime disabilità e le villette sono state utilizzate per realizzare una comunità alloggio ed un progetto per la vita indipendente delle persone con disabilità.
Questa trasformazione tuttavia non è stata facile ed ha richiesto un grande sforzo congiunto da parte delle famiglie, dei comuni, della ASL che non sarebbe potuto riuscire senza una mediazione particolare che ha consentito a tutti i soggetti coinvolti di rinunciare ad un bel pezzo delle loro certezze. Rinunciando ciascuno a qualcosa di sé si è riusciti a costruire un'opportunità nuova che prima non c'era e che oggi sta dando buoni risultati molto vicini a realizzare il dettato della convenzione Onu.
3) L'importanza del vostro interesse
Pur lavorando da circa 20 anni in questo settore credo sia la prima volta che mi capita di parlare di disabilità a non addetti ai lavori. Di parlare ad un associazione che si occupa fondamentalmente di animare la vita culturale della comunità che vuole approfondire il tema della condizione esistenziale delle persone con disabilità.
Questo interesse è fondamentale perché in questo sforzo di riorientare le politiche e gli interventi, le istituzioni sono in grossa difficoltà e in un certo senso sono "in ritirata". E sono in ritirata forse più ancora dal punto di vista culturale che dal punto di vista economico. E purtroppo sono in ritirata soprattutto le istituzioni più vicine ai cittadini come i Comuni e la Regione. I sintomi di questa ritirata sono diversi e sono tutti ampiamente mascherati dalla tormentone della crisi economica.
Ci mancano le risorse, dicono i comuni e la Regione, ma fortunatamente abbiamo appreso che le risorse ci sono e devono soltanto essere meglio distribuite, se un ente come la Maugeri può permettersi di investire 50 milioni di euro per un'attività di lobbing....
Ma soprattutto ci dicono i comuni, perché dobbiamo chiedere a famiglie che non hanno figli disabili di sobbarcarsi carichi fiscali più elevati per rispondere alle esigenze di famiglie con i disabili? Ce lo chiede e se lo chiede l'Anci, l'associazione dei comuni d'Italia. E la risposta a questa domanda tradisce un vuoto che è esclusivamente culturale: perché giuridicamente questa domanda ha già una risposta che sta nell'art.3 della Costituzione: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana ...".
Fatica oggi ad emergere un'idea condivisa di umanità e di società un po' più evolute; non si considera più che se l'uomo vuol essere la misura di tutte le cose deve allargare la propria concezione di sé e riconoscere la dignità di persona a prescindere dai livelli di performance ...
Il vostro interesse rappresenta una specie di Ponte, tra il mondo ancora tutto speciale dei nostri servizi, le istituzioni incapaci di costruire un disegno istituzionale di organizzazione sociale più com-prensivo (e in alcuni casi anche minimamente comprensibile) e l'interesse della comunità ad essere luogo accessibile per tutti.
Le nuove forme di sostegno non possono prescindere da un interesse vicino, profondo, consapevole, capace di tutelare le persone in difficoltà con la minor limitazione delle loro capacità e tenendo conto delle loro aspirazioni e dei loro desideri. Si pensi in questo senso alla figura dell'Amministratore di Sostegno che sostituisce la figura del tutore e del curatore....
Il vostro interesse dice a tutti che il problema della disabilità ci riguarda e rappresenta il primo mattone per costruire una comunità più ricca e più a misura d'uomo.
Marco Bollani - referente operativo del progetto Ads di Pavia
Un piccolo ma importante passo in avanti verso la costruzione di un sistema integrato per la protezione giuridica in provincia di Pavia: questo il risultato dell’importante lavoro di approfondimento svolto a Pavia dall’ordine delle assistenti sociali della Lombardia, nell’ambito dell’ultima giornata del percorso formativo sulla tutela giuridica delle persone fragili, tenutasi il 13 aprile presso la Sala dell’Annunciata di p.zza Petrarca
Nel corso della mattinata del 13 aprile si è svolta un'importante tavola rotonda dal titolo "Le forme della tutela: teoria, prassi e buone pratiche", che ha consentito un confronto aperto tra le istituzioni e le realtà del mondo associativo presenti in provincia più impegnate e più attive in materia di protezione giuridica.
Alla Tavola Rotonda, moderata dall'Assistente Sociale Giancarla Panizza, hanno infatti preso parte la ASL, nella persona del direttore Sociale dott. Imbalzano, la Provincia di Pavia con l'assessore Brendolise, l'ASP di Pavia, con il Presidente Sergio Contrini, La Fondazione Adolescere di Voghera, il Coordinamento Handicap, capofila del Progetto Amministratore di Sostegno per la provincia di Pavia, rappresentato da Chiara Viola e Marco Bollani e Anffas Pavia rappresentato da Carla Torselli. Ha partecipato alla tavola rotonda anche il dott. LucaTarantola, psichiatra.
Dall'incontro è emersa con forza la necessità di uno sforzo congiunto di tutte le istituzioni e di tutte le realtà del mondo associativo impegnate sulla protezione giuridica a lavorare insieme, in sinergia, per provare a costruire un sistema integrato per la protezione giuridica delle persone fragili, capace di recepire ed applicare al meglio i contenuti della Legge 6/2004 che, istituendo la figura dell'amministratore di sostegno, ha "scompaginato" la struttura del codice civile ed ha rivoluzionato le modalità di protezione giuridica delle persone fragili.
- L'assessore Brendolise ha aperto i lavori della giornata sottolineando l'impegno della Provincia a sostenere lo sforzo delle istituzioni e del volontariato attraverso azioni formative e di collegamento interistituzionale.
- Il dottor Imbalzano direttore sociale ASL ha evidenziato gli elementi di interesse per il lavoro di rilettura delle forme di tutela svolto dalle assistenti sociali accomunandolo alla rilettura complessiva dei bisogni e degli interventi sociali effettuato dall'Azienta Sanitaria Locale insieme agli uffici di Piano, in occasione della riprogammazione dei Piani di Zona per la triennalità 2012-2014.
- Sergio Contrini ha evidenziato le molte eccellenze presenti in provincia di Pavia in ambito sociale e sanitarie ed ha sottolineato la differenza tra il lavoro di promozione e consolidamento della figura dell'AdS e l'assunzione diretta del ruolo di Amministratore di Sostegno, lamentando in tal senso l'assenza di un impegno regionale concreto a promuovere forme innovative di protezione giuridica.
- L'assistente sociale Armandola ha presentato l'esperienza di tutela preventiva e giuridica dei minori della Fondazione Adolescere.
- Il dottor Tarantola, medico psichiatra dell'Azienda Ospedaliera della Provincia di Pavia, ha ripercorso l'origine della legge 6/2004 e la sua ispirazione culturale risalente agli anni della de istituzionalizzazione.
- Marco Bollani referente operativo del Progetto AdS, ricollegandosi ai discorsi di Contrini e Tarantola ha sottolineato l'innovazione del progetto AdS che di fatto rappresenta lo strumento fondamentale attraverso cui Regione Lombardia ha delineato la sua prospettiva istituzionale di intervento in materia di Protezione Giuridica. Ha precisato che si tratta di un'azione sussidiaria in linea con la riforma del welfare lombardo perché stimola e attiva le associazioni di volontariato ad impegnarsi sul campo della protezione giuridica. Investe sulla loro capacità di auto organizzarsi per attivare punti di riferimento territoriali capaci di insegnare alle associazioni come si possono accompagnare le famiglie delle persone in difficoltà a dotarsi per tempo e quindi anche con un ottica preventiva di un'amministratore di sostegno.
- Chiara Viola del Coordinamento Handicap, ente capofila del Progetto AdS per la Provincia, è intervenuta al termine del dibattito per manifestare l'auspicio che dall'approfondimento congiunto dei diversi punti di vista emersi possa scaturire un allargamento della Rete e un impulso decisivo ad organizzare l'attività di un tavolo interistituzionale per la protezione giuridica che costituisce l'obiettivo di politica sociale prioritario del protocollo d'intesa siglato dalla Rete con la ASL e i tre PdZ più importanti della Provincia (Pavia, Voghera e Vigevano).
Ci sembra importante ri-sottolineare qui l'ambito in cui l'iniziativa si è collocata, e l'importanza di alcuni risultati conseguiti in provincia di Pavia nell'ambito del progetto AdS:
1) La costituzione di una rete associativa composta da 15 organizzazioni
2) La promozione di una prospettiva inedita di attività in materia di protezione giuridica come attività non professionale ma di volontariato
3) L'avviamento di rapporti di collaborazione con molte unità d'offerta per promuovere e diffondere la figura dell'AdS
4) L'accompagnamento diretto di molte famiglie per presentare la domanda di ricorso
5) L'avvio di una sinergia operativa con la ASL, particolarmente promettente grazie al protocollo d'intesa sottoscritto per la costruzione di un sistema integrato per la protezione giuridica
6) La proposta della Rete AdS di un'azione unitaria di sostegno ai nove Piani di Zona per la nuova programmazione triennale 2012-2014
I giudici tutelari a volte devono fare i conti con troppi ricorsi e poche persone disposte ad assumere l’incarico di amministratore di sostegno. Per ovviare a tale inconveniente si trovano costretti a nominare ads giovani avvocati, o anche praticanti di studi legali che non conoscono il beneficiario ed assumono l’incarico più per senso del dovere che non per vicinanza affettiva alla persona. Anche in queste situazioni però, il ruolo di amministratore di sostegno si rivela spesso un’esperienza umana di attenzione e vicinanza alla persona in difficoltà ricca e significativa per chi assume l’incarico, con grande beneficio della persona che ha bisogno di aiuto. Lo dimostra il contenuto di questa intervista doppia, ad un avvocato ads ed al suo beneficiario.
Intervista all'avvocato Giovanni Paolo Rabai - amministratore di sostegno
Conosceva la figura dell'amministratore di sostegno prima di assumere l'incarico?
-Conoscevo questa figura perché un mio conoscente (praticante avvocato come me) era stato nominato Amministratore di sostegno
Come mai conosceva l'Amministrazione di sostegno? L'aveva studiata o l'ha conosciuta lavorando?
-Conoscevo solo le caratteristiche generali di tale istituto, in seguito alla nomina mi sono documentato con una monografia e seguendo convegni, ma ne ho approfondito le caratteristiche con la pratica pressoché quotidiana dei primi mesi.
Chi le ha chiesto di assumere l'incarico?
-Il Giudice tutelare
Perché ha accettato?
-La possibilità di aiutare una persona in difficoltà, confrontarmi con una nuova realtà e nello stesso tempo poter ampliare la qualità della pratica professionale.
Che cosa ha provato quando ha conosciuto il beneficiario?
-Un po' di timore all'inizio, perché non sapevo come il beneficiario avrebbe accettato il dover dipendere da un soggetto terzo per tutte le incombenze che fino a qualche tempo prima pensava di poter gestire in prima persona: in realtà ho poco dopo appreso che era entusiasta dell'idea che qualcuno si occupasse di "riordinare" la sua situazione.
Che tipo di aiuto sente di potergli garantire?
-Il disbrigo di ogni incombenza di tipo amministrativo, l'ascolto delle sue esigenze, la realizzazione, quando possibile, dei suoi desideri.
E che tipo di reazione ha avuto il beneficiario quando l'ha conosciuto?
-Con mia sorpresa la fiducia è stata la prima reazione dimostrata dal beneficiario: si sentiva finalmente aiutato al meglio nella gestione di questioni che egli riteneva insormontabili.
Che tipo è questo beneficiario?
-E' persona ancora giovane, intelligente e di cultura, avendo frequentato il liceo classico e, dopo il diploma, anche l'Università. E' persona riservata, che non sempre si confida, ma poi sorprende l'interlocutore con battute di spirito o con osservazioni brillanti.
Quali strumenti competenze qualità pensa siano necessari per fare l'ads?
-Il mio caso è forse particolare, ma credo siano necessarie competenze giuridiche per la gestione degli interessi del beneficiario e per la presentazione di corrette istanze al Giudice tutelare. Oltre a ciò, perché no, tenacia, per affrontare al meglio i rapporti con gli enti pubblici (Inps, Agenzia delle entrate, Amministrazioni comunali, ASL etc.). Sensibilità e comprensione, ma anche fermezza in talune situazioni, nei confronti dell'amministrato.
Non escluderei dall'elenco delle qualità del perfetto amministratore di sostegno anche conoscenze di psicologia.
La qualità di vita del suo amministrato secondo lei è cambiata, come e perché in positivo o negativo
-Da quando è ospite in una struttura ASL senza dubbio il beneficiario ha migliorato il proprio stato di salute, sia per i cibi assunti, sia per i farmaci prescritti. Doversi confrontare con diverse persone all'interno della struttura l'ha portato ad una maggiore facilità di interazione con il prossimo (in precedenza, da quanto si è potuto ricostruire, egli conduceva una vita sedentaria, disordinata e solitaria). D'altro canto il mio intervento ha portato ordine ad una situazione patrimoniale e finanziaria abbandonata da un paio d'anni, il che ha svolto un positivo influsso anche nell'animo del beneficiario, che ha avuto preoccupazioni in meno da sopportare, anche dal punto di vista psicologico.
Seppur ultroneo rispetto al mio mandato, ma pienamente rientrante nel fine primario dell'istituto dell'amministrazione di sostegno, cioè "il miglioramento delle condizioni di vita del beneficiario", ho interessato recentemente alcune associazioni locali per poter realizzare alcuni desideri del mio assistito. Per contrastare la noia innanzitutto l'iscrizione presso la biblioteca cittadina (che sta frequentando assiduamente), poi l'iscrizione ad un'associazione che organizza gite turistiche di un giorno in località italiane (il beneficiario infatti ama viaggiare), e infine il coinvolgimento di una primaria associazione nazionale, che avrà il compito, tramite i propri volontari, di accompagnare il beneficiario a vedere qualche partita a San Siro (è infatti tifoso interista), oppure al cinema, o ancora in gita, o semplicemente ad eventi organizzati in Città, usufruendo appieno quindi, di tutto ciò di positivo che la communitas (intesa come insieme della cittadinanza) offre.
In definitiva, ritengo che l'insieme di quanto sopra descritto sia indice di una condizione di vita del beneficiario migliorata rispetto al passato, pur nelle difficoltà della malattia.
Intervista ad Alberto, beneficiario
Come sta?
-Abbastanza bene
Si trova bene dove vive?
-Vivo momentaneamente in una struttura residenziale a Vigevano e mi trovo abbastanza bene.
Come si trova con l'aiutante che ha nominato il Giudice?
-Mi trovo bene, perché mi segue con regolarità.
Che effetto le fa avere un aiutante che potrebbe avere l'età di un nipote?
-Nessun effetto particolare, perché il nostro rapporto è strettamente legato al tipo di prestazione offerta dall'amministratore di sostegno e alle mie esigenze.
Quali sono le cose in cui l'aiuta?
-Nel controllo molto preciso delle implicazioni burocratiche relative alla conservazione e utilizzo del patrimonio finanziario, e anche nel proporre iniziative di carattere sociale.
Passa molto tempo con lui?
-Secondo la prestazione offerta, generalmente il necessario per sbrigare le pratiche e consegnarmi una quota per spese personali da effettuare durante la mia permanenza in struttura.
Se domani mattina vincesse 10 milioni di euro al totocalcio o al super enalotto qual è la prima cosa che farebbe?
-Partirei per un'isola della Polinesia
Il Centro Servizi Volontariato di Pavia ha proposto ai volontari un percorso di formazione che si propone di offrire ai partecipanti competenze specifiche in merito all’attività di ascolto, in diversi contesti. L’attività di volontariato incontra spesso persone in difficoltà che hanno la necessità di incontrare persone preparate ad ascoltarle e accompagnarle nella ricerca di soluzioni ai propri problemi. All’incontro del 14 febbraio è stato invitato il progetto Ads per tematizzare l’ascolto per la figura dell’Ads. Riportiamo qui alcune riflessioni proposte.
L'ascolto attivo si fonda sulla creazione di un rapporto positivo, caratterizzato da "un clima di comprensione empatica" e per diventare 'attivo' tale ascolto deve essere aperto e disponibile non solo verso l'altro e quello che dice, ma anche verso se stessi, per essere consapevoli dei limiti del proprio punto di vista e per accettare il non sapere e la difficoltà di non capire.
Cosa c'entra l'amministratore di sostegno con il tema dell'ascolto?
Può essere una soluzione a molti problemi di persone in difficoltà e rappresenta oggi più che mai, una scommessa, una sfida e una speranza che ci riguarda nel senso che ha molto a che fare con il mondo del volontariato, con la sua capacità di incontrare le persone, di ascoltarle e di accompagnarle.
Perché una Scommessa
Perché il legislatore, approvando la legge 6/2004, ha scommesso sulla possibilità di affermare un nuovo diritto per le persone incapaci di provvedere in tutto o in parte a se stesse. Ecco come si articola questo nuovo diritto secondo la legge che ha istituito l'Amministratore di Sostegno
- Il diritto ad essere tutelate e protette giuridicamente, non solo per le persone "inferme di mente" ma anche per persone anziane in difficoltà, con disabilità, dipendenze..." L'Art. 404 Codice Civile così come modificato dalla legge 6/2004 - Capo 1 ci dice che "la persona che, per effetto di una infermità o di una menomazione fisica o psichica si trovi nell'impossibilità anche parziale o temporanea di provvedere ai propri interessi, può essere assistita da un amministratore di sostegno"
- Il diritto ad essere tutelati senza vedersi privati del tutto delle proprie capacità - L'art 1, ci dice che la finalità della legge è "tutelare con la minore limitazione possibile della capacità di agire, le persone prive in tutto o in parte di autonomia nell'espletamento delle funzioni di vita quotidiana"
- Il diritto ad un sostegno ed un aiuto capaci di ascolto, prossimità, vicinanza, immedesimazione - L'Art 410 Codice Civile così come modificato dalla legge 6/2004, trattando dei doveri dell'amministratore di sostegno ci dice che "Nello svolgimento dei suoi compiti l'amministratore di sostegno deve tener conto dei bisogni e delle aspirazioni del beneficiario"
Perché una sfida
Perché il legislatore non ha ampliato soltanto i potenziali destinatari di questo aiuto che può interessare ognuno di noi ma ha "in-vestito" anche le istituzioni, gli enti locali e le associazioni di volontariato di precise responsabilità e di funzioni in materia di protezione giuridica. Infatti l'Art. 406 Codice Civile così come modificato dalla legge 6/2004 ci dice che "I responsabili dei servizi sanitari e sociali direttamente impegnati nella cura e assistenza della persona se a conoscenza di fatti tali da rendere opportuna la protezione della persona, sono tenuti a proporre al giudice il ricorso o a segnalarlo al pubblico ministero". Contestualmente l'art 407 Codice Civile così come modificato dalla legge 6/2004
specifica che "nella scelta dell'AdS il Giudice preferisce ove possibile incaricare un familiare ma in presenza di conflitti, disaccordi, liti, assenza di familiari, Può essere chiamato a svolgere il compito di ads anche una persona idonea esterna al nucleo familiare (un volontario...) e addirittura Può essere designata quale AdS anche un'associazione di volontariato al cui legale rappresentante o suo delegato competono doveri e facoltà."
Perché un Speranza
La legge esprime un'attenzione alla persona davvero particolare e inclusiva che allarga la sfera giuridica di tutela dei diritti del cittadino fino ad abbracciare l'orizzonte esistenziale della persona delineando con precisione alcuni principi da cui non si può derogare:
- limitare il meno possibile le capacità della persona fragile;
- tener conto dei suoi bisogni della vita quotidiana, delle piccole cose di tutti i giorni;
- tener conto delle sue aspirazioni;
- tener conto della possibilità di in-vestire i volontari e le associazioni di bisogni sempre più diffusi, acuti, ma anche nuovi di protezione giuridica e di sostegno sociale;
La legge esprime una tensione particolare ad andare oltre la sfera giuridica per tenere insieme e comprendere dentro la norma la necessità di proteggere, di sostenere, di promuovere la persona attraverso un'azione di vicinanza e di prossimità.
In che senso e in che modo ci riguarda questa sfida
Ci riguarda come Volontari in base alla Carta dei valori del Volontariato
1. Volontario è la persona che, adempiuti i doveri di ogni cittadino, mette a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per gli altri ...
15. Nella relazione di aiuto i volontari attuano un accompagnamento riservato e discreto, non impositivo, reciprocamente arricchente, disponibile ad affiancare l'altro senza volerlo condizionare o sostituirvisi ...
19. Le organizzazioni di volontariato perseguono l'innovazione socio-culturale a partire dalle condizioni e dai problemi esistenti. Pertanto propongono idee e progetti, rischiando e sperimentando interventi per conto della comunità in cui operano. Evitano in ogni caso di produrre percorsi separati o segreganti e operano per il miglioramento dei servizi per tutti.
Ci riguarda come cittadini in base all'art. 3 della Costituzione. Infatti "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale ... " È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."
Ci riguarda come persone. Bisogna pensare a una riconsiderazione dell'antropologia stessa, cioè della struttura, dell'essenza dell'umano.
Ci domandiamo se si possa ancora definire l'uomo mediante la potenza del sapere.
Non possiamo definire l'uomo soltanto come l'essere infinitamente intelligente che può dominare il mondo e come quello che deve essere a qualsiasi costo libero, libero nel senso di libero di fare quello che vuole, di non essere limitato da nulla...
Un essere umano può uscire dalla sua autoaffermazione per occuparsi, prima di tutto, dell'altro essere umano e questo è l'avvento stesso dell'umanità, è l'essenza, è la forma stessa dell'umanità.
Una questione aperta
La Legge 6 ha allargato gli orizzonti culturali e operativi della protezione giuridica ed ha disciplinato diversi aspetti della materia:
Che cos'è e come si fa l'amministrazione di sostegno.
Qual è la procedura per ottenere l'amministratore di sostegno (semplificando molto il procedimento rispetto all'interdizione e all'inabilitazione).
Quali sono le responsabilità dei vari soggetti in gioco.
La legge non ha disciplinato come possono agire i vari soggetti in-vestiti del problema lasciando ampia possibilità in materia ed ha scommesso sulla capacità delle famiglie delle istituzioni, dei servizi, delle associazioni di portare ciascuno il proprio contributo per costruire insieme le regole, le pratiche di un Nuovo Sistema di Protezione Giuridica.
Una scommessa nella scommessa
In questo senso, la pratica dell'ascolto, della responsabilità del clima empatico, dell'apertura e della disponibilità verso l'altro non basta che sia assunta dal singolo volontario e amministratore di sostegno ma deve essere assunta anche dalle organizzazioni, siano esse le istituzioni o le associazioni. Le istituzioni e le associazioni sono capaci di lavorare insieme per costruire le regole necessarie per dare gambe alla legge e rendere praticabile questo nuovo diritto? Sono consapevoli dei limiti del proprio punto di vista e aperte ad accettare il non sapere e la difficoltà di non capire? Sono pronte a lasciarsi mettere in discussione e in gioco per attivarsi insieme in modo coordinato?
La preziosa e articolata testimonianza di Sergio Contrini in qualità di amministratore di sostegno e tutore di oltre sessanta persone, ma anche di esperto tra i più autorevoli nell’ambito delle politiche sociali di Pavia e provincia, costituisce un contributo di grande importanza per il Progetto AdS per meglio focalizzare gli aspetti critici e le concrete difficoltà nell’assumere oggi, con senso di responsabilità, spirito di solidarietà e di vicinanza umana, il ruolo e la funzione di amministratore di sostegno.
Bollani: Nel corso del 2011 il progetto AdS per la Provincia di Pavia è riuscito a presentarsi a tutti e tre i tribunali della Provincia, ai Piani di Zona della principali città, all'Azienda Sanitaria Locale a molte associazioni sparse per la provincia ed anche a diverse unità d'offerta dell'area anziani e dell'area disabili. Questo lavoro di diffusione informativa ha posto le basi per la costituzione di 3 Sportelli AdS da attivarsi grazie soprattutto ad una forte sinergia emersa tra le associazioni Anffas, Auser e AIAS che si sono dimostrate le più attive e interessate nell'ambito della Rete AdS di Pavia. Tuttavia da tutti gli incontri di presentazione sono emersi un grande interesse per gli aspetti di promozione umana e sociale che caratterizzano tale istituto ma anche molte preoccupazioni per la concreta difficoltà ad assumere il ruolo di amministratore di sostegno.
Contrini: In effetti l'azione di sensibilizzazione culturale e di promozione sociale che il progetto sta portando avanti rischia di generare una specie di "effetto paradosso". Le richieste di amministrazione di sostegno sono in costante aumento, nonostante manchino le persone disposte ad essere incaricate in tal senso. In più le risorse umane professionali ed economiche dei servizi sociali sono in fase di contrazione. L'azione congiunta di questi fattori può determinare un fenomeno di deresponsabilizzazione da parte dei servizi sociali nella presa in carico delle persone fragili facendo "scivolare" tale responsabilità in prima battuta sugli amministratori di sostegno.
Promuovere tale istituto all'interno dell'attuale contesto di politica sociale richiede pertanto molta attenzione ed un coinvolgimento più forte e deciso "a monte" da parte delle istituzioni pubbliche.
Bollani: Il progetto persegue quale obiettivo primario quello di attivare le associazioni di volontariato ad occuparsi di protezione giuridica. Il progetto si fonda sull'ipotesi che se le associazioni riescono ad accompagnare le singole persone in difficoltà o le famiglie con una persona fragile ad individuare per tempo un amministratore di sostegno all'interno del nucleo familiare o della rete amicale o di vicinato, la persona fragile può beneficiare di un aiuto concreto e di una vicinanza solida nella vita di tutti i giorni.
In più in questo modo si riesce a prevenire gli affidamenti istituzionali ad amministratori locali (sindaci o assessori) o gli affidamenti a giovani praticanti avvocati, che accettano tali incombenze più per senso del dovere che per reale interesse e vicinanza alla persona fragile. Attivare le famiglie, le persone vicine, circuiti di affetto e di solidarietà attorno alle persone fragili e, soprattutto, attivare le associazioni a supporto di quest'azione, rappresenta pertanto un obiettivo di promozione umana che può portare valore aggiunto al sistema istituzionale di presa in carico delle persone in difficoltà. A maggior ragione se le istituzioni sono in difficoltà.
Contrini: Per promuovere concretamente la protezione giuridica delle persone fragili c'è bisogno di persone disponibili che accettino di assumere direttamente il compito e la responsabilità di farsi incaricare come amministratori di sostegno. Persone disponibili a recarsi in posta, in ospedale, a gestire i documenti, la spesa e i conti delle persone che non ce la fanno più a farlo da sole. Siccome di tale disponibilità non c'è traccia neanche tra i volontari delle associazioni tranne encomiabili eccezioni e le domande in tal senso aumentano, occorre che le istituzioni (in primo luogo la Regione) prevedano servizi di pubblica tutela in grado di assolvere a queste funzioni. Attualmente il sistema questo non lo prevede. Presso i comuni non sono attivi servizi di pubblica tutela, né l'ufficio di protezione giuridica dell'ASL appare deputato a svolgere tali compiti diretti di assunzione e affidamento delle amministrazioni di sostegno.
Bollani: Rispetto alle responsabilità istituzionali in tema di protezione giuridica, il compito del progetto è "solo" quello di sensibilizzare gli enti pubblici a lavorare insieme tra loro ed attivare canali e occasioni di ascolto e di confronto tra il mondo associativo e le istituzioni. Il fatto di aver attivato importanti momenti di confronto e di comunicazione con i 3 Tribunali della provincia e con i Piani di Zona, lascia in tal senso ben sperare. L'azione del progetto inoltre, pur non avendo alcuna possibilità (ne responsabilità) di contrastare la riduzione progressiva delle risorse destinate alle politiche sociali, può rappresentare un'azione sussidiaria di attivazione "dal basso" di risorse parentali e di vicinato decisamente più interessate a mobilitare ed attivare i servizi pubblici, che non a sostituirli. Laddove la relazione di sostegno ed il legame con il beneficiario della relazione di aiuto è più forte sul piano umano, personale e affettivo, sarà più difficile per l'ente pubblico derogare dai suoi obblighi soprattutto se il mondo associativo saprà adeguatamente sostenere l'azione davvero sussidiaria delle famiglie e degli amministratori di sostegno da queste individuati.
Contrini: Esistono anche difficoltà concrete, pratiche, per chi gestisce il ruolo di amministratore di sostegno, di non facile risoluzione per un semplice cittadino, volontario o parente che sia. Il beneficiario del provvedimento può contestare le scelte dell'amministratore e il giudice si vede spesso costretto a richiedere continue informazioni per iscritto sulla condizione della persona assistita all'amministratore che dovrà spendere tempo e risorse per informare il Giudice attraverso relazioni integrative da presentare in Tribunale. Inoltre i criteri di interpretazione e di applicazione della norma da parte dei Giudici non sono ancora omogenei e ciò comporta diverse difficoltà per gli amministratori di sostegno.
Bollani: E' del tutto evidente che svolgere il ruolo di amministratore di sostegno di una persona in difficoltà e incapace in tutto o in parte di provvedere ai propri interessi, non è un compito facile sul piano umano e che tali difficoltà possono comportare anche gravosi carichi burocratici.
Ma proprio per questo il progetto intende stimolare le associazioni a diventare più capaci di aiutare e sostenere i familiari e i volontari che aiutano. Laddove la scelta di un amministratore di sostegno è imposta dalle circostanze, non condivisa, di fatto subita dall'interessato o dai suoi familiari e magari assunta da un estraneo, che addirittura possa risultare affidatario di più persone in difficoltà, l'assunzione del ruolo di amministratore di sostegno potrà richiedere un impegno consistente anche dal punto di vista legale, burocratico. In molti casi finirà per assomigliare a un lavoro (peraltro eventualità formalmente non consentita dalla legge).
Viceversa, se con l'aiuto delle associazioni, le famiglie riusciranno ad assumere il compito dell'amministrazione di sostegno come una scelta condivisibile da parte dell'interessato, da effettuarsi laddove possibile per tempo, in modo da essere vissuta dal beneficiario come un'opportunità per essere adeguatamente rappresentato e/o assistito nelle sue scelte, da una persona della famiglia o comunque conosciuta e di fiducia, che si prenda carico unicamente del suo progetto di vita (un singolo amministratore accanto ad una sola persona in difficoltà), è altrettanto probabile che molte delle criticità rappresentate verrebbero meno.
In tal modo l'amministratore di sostegno potrebbe a tutti gli effetti diventare una specie di fratello maggiore, o più semplicemente assumere il ruolo di un aiutante per la vita di tutti i giorni.